C’è un altro modo di pensare Venezia. #Insieme

C’è un altro modo di pensare Venezia… anzi, ce ne sono almeno due:

  • Costruire uno sviluppo economico e sociale diverso e migliore di quello che per anni ha segnato la città e che il coronavirus ha spazzato via;
  • restituire la città ai residenti, ripensando profondamente il modo di gestire il Comune attraverso il decentramento e la partecipazione per fare di Venezia una città viva e pienamente sostenibile;

 

Buongiorno a tutti.

Grazie di essere qui, di aver accolto il nostro invito.

Grazie innanzi tutto agli operatori dell’informazione. Come ho detto più volte in questi giorni, questa strana campagna elettorale di agosto, fatta di mascherine, di «strette di gomito» e di distanziamento (tutte regole ancora opportune e che dobbiamo rispettare) vi conferma, più che mai, nel vostro ruolo fondamentale di «mediatori», filtro critico tra elettori e candidati. Grazie per il vostro lavoro.

Grazie alla Fondazione di Venezia che ha concesso, non a noi, ma alla città,l’utilizzo democratico di questa «piazza», simbolica e significativa.

Grazie agli esponenti politici e ai parlamentari presenti e mi associo anch’io al ricordo di Aldo Camponogara, storico esponente della sinistra e della politica veneziana.

Grazie ai rappresentanti della coalizione, ampia e determinata, che mi sostiene. 5 liste che rappresentano ben 12 tra partiti movimenti e che mobilita oltre 500 candidati, tra consiglio comunale e municipalità. Dopo la incredibile uscita del sindaco uscente che ha dichiarato di aver smontato le municipalità perché non gli piaceva il colore politico degli eletti, abbiamo deciso una iniziativa specifica nei prossimi giorni nella quale presenteremo anche i candidati presidenti delle municipalità.

 Grazie agli amici di Azione che per scelte nazionali non partecipano con liste ma sostengono attivamente la mia candidatura.

Un grazie particolare al mio staff, agli esperti della comunicazione che mi aiutano, e ai volontari che fanno sì che questa impresa si realizzi.

Ma grazie soprattutto ai cittadini che manifestano in maniera crescente la loro simpatia e il loro appoggio. Sono più di 200 mila le persone che hanno diritto al voto il 20 e 21 settembre prossimo. E se le elezioni sono sempre importanti, queste lo sono più del solito. Dopo mesi così duri, il voto raddoppia il suo valore. In gioco ci sono le scelte sul nostro futuro, su come vivremo e lavoreremo, su che città vogliamo per noi e per i nostri figli e nipoti.

 

Venezia può rinascere. La sfida è aperta!

La sfida è aperta.

Conosciamo la forza d’urto del nostro avversario, l’intreccio di interessi, la sua ossessiva organizzazione del consenso che ha determinato un clima di disagio in città… Ci ricordiamo ancora l’avvertimento: «ci segneremo i nomi» … Eppure, il risultato è alla nostra portata per almeno quattro ragioni:

La prima.

Cinque anni fa Brugnaro si presentò da candidato civico e sfruttò l’onda antipartitica generale, accentuata a Venezia dalle vicende del Mose. Oggi il tentativo di riproporre quello schema non funziona più. Oggi si presenta al voto una coalizione di destra. Le cui azioni non sono in mano al sindaco uscente. Consentire alla destra (a Salvini) di governare Venezia è un salto nel buio che non ci possiamo permettere.

La seconda ragione.

Oggi il centro sinistra è unito. Molto più unito, e anche molto più largo, di altre volte. E rappresenta una vera alternativa politica per un nuovo governo di Venezia. La mia non è una candidatura di bandiera. La mia storia, la mia esperienza sono a disposizione per un governo credibile della città.

La terza ragione viene dallo scarto clamoroso tra promesse risultati dell’amministrazione uscente. Non farò qui oggi l’elenco, lungo… Ci torneremo nelle prossime settimane, ma basta poco a rifrescarci la memoria.

  • la mancata gestione dei flussi turistici, con l’abortito tentativo dei tornelli;
  • i 30 mila nuovi residenti promessi nella città d’acqua (che intanto è scesa da 56 a 53 mila abitanti);
  • il fallimento sul fronte della sicurezza. E non solo via Piave- sulla quale, peraltro, qualche geniale assessore, nella rotonda che segna l’inizio di quella che ormai viene definita la via della droga, ha eretto tre grandiosi … papaveri – ma anche Marghera, alcuni parchi e altre zone;
  • la cementificazione e il consumo di suolo…
  • la grande incompiuta dell’ex ospedale di Mestre
  • l’abbandono di buona parte del patrimonio abitativo pubblico
  • per non parlare dei Pili…

Se servisse una prova ulteriore di questi ritardi è il sindaco uscente stesso che ce la sta dando. In questi giorni è tutto un proliferare di inaugurazioni, asfaltature, ponti, ponteggi e buche. Di biciclettate. Anche se non sfugge a nessuno lo smaccato uso elettorale di questo improvviso attivismo, ben venga tutto ciò che migliora la vita dei cittadini. Ma non è proprio tutto questo fervore la dimostrazione di un ritardo clamoroso?

Infine, la quarta ragione, forse la più importante, è che tutto è cambiato. La pandemia ci ha cambiato la vita, ci ha messo di fronte a problemi che non possono essere risolti con le ricette del passato.

 

La città che vogliamo

Serve una nuova visione. Servono nuove strategie, nuove energie, nuove risorse. E ovviamente  – di conseguenza – una nuova squadra. 

In queste settimane abbiamo ascoltato tanto la città, ed è stato un coro unanime: la monocultura, il turismo di massa, ha portato risorse, ma non le ha distribuite equamente e ha soffocato la città, espropriato i residenti del loro buon vivere, abbassato il livello qualitativo dell’offerta, spremuto i commercianti con affitti insostenibili, penalizzato la residenzialità, sfavorito lo sviluppo di attività economiche alternative e lasciato a se stesse parti importanti di città:a Venezia non esistono centri e periferie, ma piuttosto ambienti, storie e comunità che contribuiscono alla vita cittadina.

Questo modello fondato sul turismo del «pieno x pieno», che l’amministrazione uscente ha coltivato e che di fatto continua a proporre, non c’è più. 

C’è, dunque, una Venezia da ripensare, viva, accogliente, sicura e solidale.Vogliamo una città he abbia a cuore se stessa.

  • Una città, dell’ambiente, della laguna e della vita sostenibile.

Viviamo in un ecosistema tra i più delicati al mondo, l’unica laguna abitata dove gravitano, vivono e lavorano centinaia di migliaia di persone. La nostra responsabilità è governare l’equilibrio tra la sua salvaguardia e il suo sviluppo.

  • Una città della cultura, dell’innovazione e della conoscenza.

La cultura è la grande opportunità di crescita e rilancio sia per la città d’acqua che per la città di terra. Un terreno dove possono incontrarsi cura del patrimonio esistente e innovazione, antichi mestieri e nuovo lavoro, nuova residenzialità, migliore vivibilità del territorio, sviluppo ad alta qualità dell’offerta turistica.

  • Una città dello sviluppo, del lavoro e del turismo sostenibile.

Vogliamo una città che cresce praticando un modello di sviluppo multidimensionale: da un turismo qualificato e sostenibile a un efficiente polo logistico intermodale, da una produzione artigiana di qualità alla riqualificazione industriale verde di Porto Marghera, alla centralità di Mestre nello sviluppo della città metropolitana.

  • Una città dei cittadini, del benessere, della sicurezza. 

A misura dei suoi abitanti, che risponde alle loro attese che valorizza diritti e doveri della residenzialità, che sa chiedere agli ospiti – ben accetti – di rispettare e condividere la responsabilità di questo straordinario patrimonio comune.

 

Quattro punti cardinali di un’unica rotta.

Tessere di un unico mosaico che danno vita ad una strategia di crescita orientata alla qualità della vita e al bene comune, alla sostenibilità. Questa è la prospettiva di futuro alla quale dobbiamo tendere.

Il sogno che risvegli il nostro orgoglio, che inverta la immagine di una città sfiduciata e morente.

Certo l’acqua alta e il virus ci hanno messo di fronte a una crisi economica e sociale gravissima e dobbiamo pretendere sostegni e aiuti.

Ma basta con la rappresentazione di impotenza che abbiamo sentito in questi mesi, col rivendicazionismo senza progettualità.

Non entrerò adesso nel merito dei programmi delle singole liste o del volantone di sintesi che abbiamo preparato. Preferisco evidenziare le linee essenziali di questa idea di città che vogliamo realizzare.

 

  1. Venezia città verde

Progettiamo nuovi spazi di verde urbano, che arredi e protegga i nostri sestieri e quartieri. Riqualifichiamo il fronte lagunare (chiudete gli occhi e pensate, ad esempio, a quel tratto che va da forte Marghera a San Giuliano, fino a Campato e immaginatelo come lo vorreste… e poi apriteli e chiedetevi perché non possiamo realizzarlo?). Valorizziamo e colleghiamo tra loro i forti, polmone verde di Tutto questo territorio e completiamo la rete di mobilità lenta. Piantiamo migliaia di alberi come chiede la Comunità europea, nei sestieri e nei quartieri, nel tessuto urbano, e in quello immediatamente circostante. Sosteniamo le molte attività agricole presenti nel territorio, a partire da quelle sperimentali. Valorizziamo le isole in chiave di salvaguardia ambientale e recuperiamo quelle abbandonate. Difendiamo Venezia da maree e acque alte dannose. Prevediamo verifiche ambientali e tecnologiche che garantiscano – nel completamento del Mose – l’equilibrio dell’ecosistema. Diamo impulso al Centro internazionale per lo studio dei cambiamenti climatici, che abbiamo voluto a Venezia, e istituiamo una Agenzia pubblica per le attività di salvaguardia, gestione e manutenzione della laguna e del suo patrimonio, che recuperi le funzioni e le prerogative del Magistrato alle acque.

 

  1. Venezia capitale della cultura

È necessaria una svolta, che metta cultura e conoscenza al centro dell’idea che Venezia ha di se stessa e del proprio futuro.

Per questo attribuirò subito la delega di assessore alla cultura.

Promuoverò una cabina di regia dei soggetti (grandi e piccoli) protagonisti della proposta culturale veneziana con due scopi: proporre al mondo vicino e lontano una offerta culturale unitaria e distribuirla lungo l’intero anno. Venezia d’inverno non è nebbia e acqua alta, ma una proposta di qualità. Ma tutto questo non ci salva dalla città museo se non proteggiamo e incentiviamo la produzione culturale, creativa e artistica del territorio, mettendo anche a disposizione sedi e spazi per i professionisti, le associazioni, le attività giovanili e i servizi culturali di prossimità: biblioteche, centri culturali, cinema, spazi multifunzionali, sale di comunità, piccoli teatri, librerie e spazi aperti.

 

  1. Venezia città delle Fondazioni

Va promosso un nuovo patto di reciprocità tra territorio, università, ricerca e impresa. Favoriremo la localizzazione i sedi e percorsi per l’alta formazione e incentiveremo l’insediamento di istituzioni culturali ed enti di ricerca, nazionali e internazionali. Facciamo di Venezia la città delle fondazioni.

 

  1. Venezia città connessa

 È necessario rafforzare – in sicurezza – la qualità, la velocità e la portata dei servizi digitali per attrarre talenti e competenze innovative e offrire loro la possibilità di lavorare, produrre, vivere, fare arte, ricerca e cultura a Venezia. Il porto, l’aeroporto e la rete ferroviaria sono snodi fondamentali per lo sviluppo del nostro territorio. Bisogna garantire la funzionalità e lo sviluppo del porto commerciale attraverso la manutenzione delle vie acquee esistenti nel rispetto degli equilibri stabiliti dai protocolli ambientali. Non consentire l’ingresso in bacino San Marco delle Grandi navi e comparare tra loro le soluzioni alternative. Ridefinire il ruolo strategico della stazione di Mestre nella mobilità interregionale e dell’alta velocità. Affrontare i problemi del collegamento con l’aeroporto superando i limiti del progetto attuale.

Mi chiedo spesso perché il tram non arrivi all’aeroporto e all’ospedale…

 

  1. Venezia città del turismo sostenibile

Per favorire il turismo sostenibile bisogna prevedere e controllare (anche per via tecnologica) i flussi; introdurre un sistema di prenotazione integrato e un ticket obbligatorio per i turisti giornalieri, pari almeno alla tassa di soggiorno. Vogliamo introdurre una moratoria di cinque anni alle concessioni per nuovi alberghi e sostenere il rilancio di quelli esistenti.

 

  1. Venezia città produttiva

Porto Marghera diventi l’incubatore di attività green più grande d’Europa. E insieme realizzare le bonifiche e la Zona logistica speciale; rilanciare l’Agenzia di sviluppo per attrarre investimenti; favorire il consorzio delle attività tradizionali di qualità e rafforzarle con un marchio “made in Venicesul modello di quanto fatto per il vetro; fare di Mestre il centro direzionale e la sede amministrativa della città metropolitana; ottimizzare la sua funzione di nodo infrastrutturale, logistico e di raccordo con la grande area di Padova Treviso e con l’intero Nord Est.

 

  1. Venezia città abitata

Pensare innanzi tutto alla residenzialità a Venezia, a Mestre a Campalto… Ecco perché realizzeremo un piano per la residenzialità pubblica e privata: per ristrutturare, anche utilizzando il bonus del 110%, una parte rilevante degli appartamenti di proprietà comunale oggi abbandonati e destinarli – stabilendo affitti e prezzi d’acquisto calmierati, favorendo forme di social housing – a giovani coppie, studenti, anziani soli, famiglie in necessità, pendolari che intendono trasferirsi vicino al loro posto di lavoro. Solo così, se il Comune dà l’esempio, possiamo essere convincenti nel proporre, anche prevedendo sgravi sulle imposte locali, ai proprietari di privilegiare gli affitti  a residenti di lungo periodo.

Una città abitata è una città di prossimità. Stabilire una moratoria di 5 anni per le licenze a nuovi centri commerciali; sostenere i negozi di vicinato con integrazione degli affitti, disponibilità di locali pubblici, soluzioni per il problema dei parcheggi.

 

  1. Venezia città sicura

Un piano vero – non di sola propaganda – per la sicurezza. Controllo e prevenzione devono andare insieme. Potenziare la rete di sorveglianza tecnologica; garantire presenza costante e vigilanza attraverso una più stretta collaborazione tra forze dell’ordine, servizio comunale e servizi privati; rafforzare i servizi sociali e ripristinare la presenza di operatori ed educatori di strada; incentivare e sostenere, anche finanziariamente, la vita attiva di quartiere e il decoro urbano, in accordo con le categorie economiche e le presenze associative, religiose e laiche.

 

  1. Venezia città solidale

Un piano per la solidarietà: mettere a disposizione dell’associazionismo laico e religioso, delle parrocchie, della Caritas  maggiori risorse, strumenti, luoghi, sedi e mezzi per una organizzazione efficace del sostegno al disagio sociale, per chi non ha tetto e non ha risorse per il proprio sostentamento (modello don Vecchi).

 

  1.  Venezia città sana

Intendo esercitare pienamente le prerogative del Sindaco e partecipare alla definizione del piano sanitario regionale relativo al Comune e alla città metropolitana; confermare definitivamente la permanenza dell’ospedale a Venezia; migliorare e diffondere i presidi sanitari nel territorio, a cominciare dal Lido; prevedere agevolazioni ai medici di base, in particolare mettendo a disposizione spazi pubblici a prezzi calmierati per gli ambulatori.

 

Insomma,Venezia metropoli è una grande città europea e su quel modello deve ripensare la propria organizzazione urbana e la sostenibilità come tessuto connettivo per l’intero territorio metropolitano. Ecco perché l’Agenda 2030 deve diventare parametro per tutti i progetti comunali. Per realizzare questi obiettivi, per costruire la Venezia del futuro, servono ingenti risorse e una amministrazione capace.

Il sindaco che ho in mente è il regista di un progetto che coinvolge amministrazione, categorie economiche e forze culturali della città.

Un progetto che punta:

  • a ottenere la revisione e il finanziamento strutturale della Legge speciale;
  • a coinvolgere nei piani di sviluppo Cdp, grandi aziende pubbliche già presenti nel territorio (Fincantieri, Eni, Leonardo), altre grandi aziende, istituti finanziari e investitori istituzionali e privati, nazionali e internazionali;
  • a ottenere e gestire i finanziamenti europei ordinari e soprattutto i nuovi finanziamenti europei del Green New Deal e del Recovery fund.

 

Un’impresa collettiva

Questo programma è un’impresa collettiva e non può reggersi sulle spalle di una persona sola o di una élite. Ho accettato la mia candidatura dicendo: no ad un uomo solo al comando. Governiamo insieme.

Cominciamo da adesso.

Ecco, dunque, ciò che vogliamo.

Vogliamo una città che partecipa, che valorizza il decentramento amministrativo, istituisce la consulta delle Associazioni e una Casa delle associazioni in ogni municipalità, e sa coinvolgere le rappresentanze dei territori, le municipalità, le categorie.

Che sa valorizzare le persone e le competenze per ridare dignità ed efficienza alla macchina amministrativa comunale; restituire responsabilità e deleghe ai livelli istituzionali centrali (giunta e assessori) a quelli di prossimità territoriale (municipalità); istituire processi di bilancio partecipato e di regolamento dei beni comuni;

Il futuro, dunque, può essere di Venezia. Noi ci impegniamo a far sì che sia di Venezia.

Anzi, diciamolo, se sapremo sceglierlo il futuro è di Venezia.

Attrattiva non solo nei confronti del Veneto e del nord est, ma nei confronti del mondo, per la sua ineguagliabile bellezza, per la sua operosità, per le potenzialità del suo territorio, perché qui si può vivere e lavorare bene.

Venezia è Venezia. 

Liberiamo le energie positive, recuperiamo orgoglio e volontà…

Sono più o meno queste le parole del messaggio che mi ha inviato, il giorno in cui ha ricevuto la notizia della mia candidatura, Marina Dragotto, che voglio qui, assieme a voi, ricordare.

C’è un altro modo di vivere la città, di governarla, di rispettarla, di rilanciarla, di amarla.

E questo modo è:

INSIEME!

2020-08-02T12:30:53+02:00 1 Agosto 2020|In evidenza, Venezia in Comune, Verso il voto|

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