Baretta: il Pd trovi un’identità, faremo opposizione rigorosa (Corriere Veneto)

2015-06-25 15.16.09

 

VENEZIA Pier Paolo Baretta è tornato a Roma ieri, dopo un lunedì nero per il Pd veneto e veneziano. Prima la direzione regionale a Padova e poi la direzione provinciale a Mestre sono entrambe terminate con la remissione del mandato da parte delle segreterie guidate, rispettivamente, da Roger De Menech e Marco Stradiotto. In realtà il dibattito è destinato a continuare per tutta l’estate, se è vero che i congressi straordinari non saranno messi in calendario prima dell’autunno, ma la strada (che ha portato anche alla resa del leader comunale Emanuele Rosteghin) è ormai tracciata. «Giusto così: le dimissioni non sono un gesto personale, ma un atto di responsabilità collettiva, per avviare il confronto», osserva il sottosegretario all’Economia.
A mente fredda: quali errori sono stati commessi? 
«Vorrei premettere che la botta è stata presa, ma non ancora smaltita: questo ci permette di ragionare con una certa lucidità, ma senza rinunciare alla passione. Detto ciò credo che sulle Regionali abbiamo sbagliato su due aspetti. Da un lato abbiamo lasciato intendere che volessimo cambiare il Veneto, mentre invece non erano in discussione i veneti bensì il governo Zaia. Dall’altro abbiamo dato l’impressione che il Pd consista di due partiti, cioè la linea di Renzi contrapposta al fronte dei critici».
E alle Comunali? 
«Per 22 anni il miracolo veneziano si è sostanziato nel reggere il Comune grazie ad una maggioranza amplissima, che andava dall’estrema sinistra all’area centrista. Questa volta invece abbiamo pensato di poter essere autosufficienti, rinunciando ad interloquire con una parte della città, che non è “oltre” il centrosinistra: è “il” centrosinistra. E sia chiaro che non è stata colpa solo di Felice Casson: è vero che il candidato ha accentuato questa tendenza avendo una connotazione marcatamente di sinistra, ma gli va riconosciuto il grande sforzo di non essere etichettato solo come tale».
Eppure Casson aveva trionfato alle primarie: meccanismo da rivedere, dunque? 
«Ho letto la riflessione di Massimo Cacciari, sul fatto che si tratterebbe di un sistema che mobilita l’elettorato di area, ma non seleziona un candidato abbastanza forte da vincere le elezioni vere. Trovo che sia un’analisi corretta, ma insufficiente. Il problema non sono le primarie, il problema sono le tante linee del partito. Su troppi temi veneziani, dalle grandi navi, al turismo, allo sviluppo industriale, il Pd ha tante linee quante sono le sue sensibilità, mentre invece dovrebbe assumere una sua identità».
Restando a Casson: vi siete sentiti? 
«Ci siamo scambiati dei messaggi. Spero rimanga in consiglio comunale, abbiamo bisogno del suo contributo».
E con il sindaco Luigi Brugnaro, saranno possibili intese programmatiche? 
«A priori, no. Sapremo fare un’opposizione intelligente ma rigorosa ad una maggioranza che non ha niente a che vedere con noi».

2015-06-24T15:16:22+02:00 24 Giugno 2015|In evidenza, News, Notizie dal Veneto|

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